La sera del 16 luglio 1482 il sole splendeva ancora, quando nella sua tipografia di Ulm, Lienhart Holle sorrise soddisfatto. La tiratura della Cosmographia di Tolomeo era terminata. In fondo non era passato molto tempo da quando aveva imparato ad incidere matrici xilografiche per la decorazione di tessuti o per la fabbricazione di carte da gioco. Né da quando aveva osservato dal vivo quello che era stato il modello per la sua impresa: il meraviglioso atlante manoscritto e dipinto su pergamena che Nicolaus Germanus, il cartografo benedettino, aveva donato a papa Paolo II nella seconda metà degli anni ’60: uno dei più bei codici del suo tempo.


Ne era rimasto folgorato. E, a dirla tutta, per aderire alla qualità di quello straordinario esempio non aveva badato a spese: aveva comprato in Italia la carta migliore e più costosa presente sul mercato, nel formato maggiore disponibile; aveva acquistato i colori più preziosi – l’oro, il lapislazzuli, la malachite – impiegati solo per lavori artistici di grande lusso; aveva fatto fondere il carattere in littera antiqua più grande che si fosse visto fino ad allora; aveva scelto la xilografia, priva delle sfumature della calcografia, per il disegno delle carte geografiche, perché si prestava meglio alla coloritura e aveva ingaggiato quello che considerava uno dei migliori xilografi, Johannes Schnitzer da Armsheim. Certo: qualcuno gli aveva fatto notare l’enormità della spesa; ma non era forse quello il primo atlante stampato in Germania e il primo al di fuori d’Italia? Non era forse il primo Tolomeo a stampa che contenesse le nuove conoscenze geografiche europee, comprese la Scandinavia, l’Islanda e la Groenlandia? Non era il primo Tolomeo con carte xilografiche colorate? Ma soprattutto, pensò, qualche giorno dopo, davanti alla prima copia dipinta e legata: si era mai visto un libro stampato così bello? No, non si era mai visto. È vero: parte della tiratura era stata impegnata per il pagamento della carta in Italia, ma insomma: un libro a stampa che rivaleggiava in splendore con un manoscritto miniato e dipinto! Sicuramente le altre copie si sarebbero vendute grazie alla bellezza. Sì, grazie alla bellezza…
Ecco. Ma non andò così. Come spesso accade nelle imprese umane, qualcosa sfuggì al calcolo: che il mercato non fosse pronto ad accogliere opere a stampa così preziose (in fondo non era un manoscritto!); o che ci fosse stato qualche errore nella stima delle spese e delle entrate; fatto sta che la Cosmographia travolse e trascinò Holle alla bancarotta, nonostante i buoni risultati economici di un altro libro pubblicato successivamente; e che nel 1484 dovette fuggire da Ulm per i debiti. Le matrici lignee delle carte geografiche e i grandi caratteri mobili in littera antiqua furono acquistati – sicuramente per una cifra conveniente – dal tipografo Johann Reger, che con prontezza, nel 1486, produsse con essi una nuova edizione dell’atlante e, date le spese minori, probabilmente con le vendite dei volumi guadagnò. Tentò poi di tornare, Lienhart, a quanto ne sappiamo, ad Ulm, qualche anno dopo: ma oltre la registrazione del suo nome, nel 1492, nel libro delle corporazioni della città, le sue tracce si perdono nell’oscurità della storia; oscurità che non ha potuto però nascondere, né velare il riverbero della sua Cosmographia, l’atlante a stampa più bello del Quattrocento.

Presentiamo qui sotto alcune carte geografiche provenienti dalla prima edizione del 16 luglio 1482